vecchie ossa calcio venexia         10 marzo del 2012

25.12.2018

vecchie ossa ?? cosa vuol dire appartenere a questo progetto ... perchè questa non è mai stata solo una squdra ....proviamo a spiegarlo prima con i video

forse i video non lo spiegano del tutto ... allora prendendo un articolo del 2013 dal ns sito ... vediamo se il Cap Pink ci riesce meglio....

La nostra storia comincia il 10 marzo del 2012. Non esisteva alcun slogan o nome Vecchie Ossa. Ci fu solo uno scambio di numeri di telefono tra il sottoscritto e Daniele Bari. Parliamo un po' del presente, ma soprattutto di passato. Di quello che ci ha unito per anni. Il calcio. Ma in mente non tornano i risultati, le vittorie, ma le storie dello spogliatoio, le gags in campo e fuori. Tutte cose che riaccendono in noi un desiderio: sarebbe bello rivedersi con un po' di quei giovani talenti che negli anni '80 hanno calcato i campi di calcio della Laguna e terraferma.
La sfida diventa presto realtà. Internet e i social network ci danno una mano, Daniele si scopre un investigatore provetto e in poche settimane raduna in un gruppo decine di ex giocatori di quegli anni d'oro. Fissiamo una data, il 21 aprile e prenotiamo il campo. Non uno qualsiasi, ma il "nostro" campo, quello in cui abbiamo sognato da piccoli e abbiamo imparato a giocare a calcio: il catino di Sant'Alvise. La prima Reunion è un successo inatteso che ci stimola a dire: perché farlo solo una volta?

E parte così una caccia al giocatore veneziano doc. Alvisiana, Muranese, Polisportiva San Girolamo, Serenissima, Vigna, Castello, Sacca Fisola, Arci, Burano, Sant'Erasmo, Malamocco, Nettuno, Pellestrina. La mappa passo dopo passo viene ricostruita. Nascono idee, proposte, si aprono vecchi scatoloni con foto, magliette, borse, ricordi. Il passato ritorna presente. Serve un nome, un logo, una maglia, vogliamo un'identità. La troviamo riunendoci sotto il titolo di Vecchie Ossa Venexia. Vecchi perché non più ragazzini. Veneziani doc e orgogliosi di esserlo. Decidiamo di dotarci di un consiglio direttivo, creiamo il rito del terzo tempo con le famiglie. L'importante è giocare ma anche stare assieme, ridere, ricordare, scherzare. Giochiamo partite benefiche, andiamo in televisione e sui giornali, in pochi mesi siamo un punto di riferimento per il calcio che non c'è più ma che è ancora tanto amato in città. Potere del computer e di internet, certo, ma anche di personalità e uomini che hanno valori forse un po' dispersi al giorno d'oggi.

Visto che il calcio è ancora la passione numero uno e che non solo ci divertiamo a giocarlo ma siamo ancora bravini, vinciamo anche qualche torneo, ad altri usciamo a testa alta. Il 2013 porta l'organizzazione di un evento (I Memorial Costalonga con 80 persone e 8 squadre), l'adozione a distanza di un bimbo indiano orfano, una partita amichevole nello stadio Baracca di Mestre dove viene battezzata la nostra nuova maglia ufficiale: rigorosamente ispirata ai colori neroverdi veneziani.

Tornano le Reunion, il terzo tempo di Saccafisola e con l'autunno inauguriamo anche la stagione del calcio a 5. Ormai ogni occasione è buona per sentirsi vecchie Ossa Venexia. (continua ...)


adesso ci provo io......

Uno spazio speciale per un qualcosa che
per me è stato superiore alla definizione di squadra .... Una famiglia .... Un sogno quello di riunione tutti i miei compagni e avversari di quando giocare nel campionato veneziano isolare era l'unica cosa che contava .... Chi nasceva negli anni 70 non aveva altro obbiettivo perché solo pochi eletti potevano pensare ad una squadra professionistica ....
Per tutti gli altri il massimo era di poter essere un giocatore di società mitiche come Alvisiana e Muranese o per un certe periodo di vivere la trasformazione del Vigna in Venexia seconda solo al Venezia di Zamparini nato dalle ceneri di quello del mitico Mazzuccato .... Mi rende conto oggi difficile da spiegare a dei ragazzini che il campo lo conoscono in solo in erba o sintetico è esistito un tempo che il campo era solo in cemento o sui mitici "pieroni" veneziani ....


Non calcavano quel campetto di periferia da trent'anni. Hanno deciso di farlo di nuovo per celebrare non solo la giovinezza e la spensieratezza di quel periodo, i mitici anni 70-80, ma anche per la curiosità e la voglia di riscoprirsi sempre uguali malgrado un po' di pancetta in più, qualche capello in meno e una carta d'identità che non tradisce mai.
Da una parte maglie bianche, dall'altra blu. Niente nomi e numeri sulle maglie, i ruoli, quelli di una volta non si scordano mai e nemmeno i fondamentali. I primo sfottò, iniziano fin dallo spogliatoio, diventato magicamente così piccolo e stretto rispetto a quando si calzavano scarpe da calcio numero 35-36 e taglie 40-42. Quella della Psg (Polisportiva San Girolamo) vogliono sfatare quel tabù
che da piccoli li vedeva sempre soccombere contro i colori bianco verdi dell'Alvisiana. Dall'altra parte, però, stavolta, c'è una formazione ribattezzata Resto del Mondo che accomuna i colori dei giovani che infiammavano il campo di Sant'Alvise a quelli neroazzurri della Muranese.
Un po' di torello in mezzo al campo, qualche punizione per scaldare le mani e i guantoni dei portieri (incredibilmente ancora molto elastici tra i pali) e palla al centro, si gioca. Sembra quasi di rivedere un film già visto di cui danno la replica dopo trent'anni. Sul campo ruoli e posizioni si disegnano da soli di nuovo senza l'aiuto del mister dalla panchina. Questi sono ragazzi che sono nati giocando a pallone tra calli e campielli. Ragazzi abituati a saperlo
trattare quell'affare rotondo che un tempo si chiamava Tango ed era una sorta di compagno di giochi inseparabile. Triangoli, stop, sovrapposizioni, dribbling, assist: c'è un po' di tutto nel repertorio di questi giovani di un tempo, oggi uomini e padri di famiglia. E anche i piccoli campioni, i figli dei talenti degli anni 70-80, da fuori ammirano e si divertono.
Nella piccola tribuna del campo di sant'Alvise si radunano una ventina di persone: sono amici, ma dall'occhio fine e vedono che al di là della rete c'è gente che di calcio ne ha mangiato, e parecchio. Applaudono, si divertono, sfottono un po', ma alla fine apprezzano e diventano parte della festa. In campo non c'è arbitro, ma ci sono falli, piccoli, d'esperienza e un po' figli
della vecchiaia e della forma fisica non più da teenager. C'è chi si stira, chi si azzoppa, niente di grave, per fortuna. Di gol se ne vedono, più da una parte che dall'altra. Ma, alla fine, quello che contava non era il risultato ma esserci, abbracciarsi, ridere, rivedersi e riscoprirsi ancora amici, come un tempo, come trent'anni fa.
Il sole tramonta, sul campo di sant'Alvise si abbassa l'oscurità. Il giorno dopo altri ragazzi, come quelli di un tempo, giocheranno su quel campo oggi in sintetico, un tempo d'erba spelacchiata ma che all'inizio della stagione sembra
meglio di Wembley, e coltiveranno i loro sogni. Gli stessi che questi giovani di un tempo hanno saputo rivivere grazie ad un'idea diventata realtà grazie alla passione, alla tecnologia e all'amore per il gioco del calcio, quello vero.  (PINK)

si parte con un ritrovo al mitico "Bacinella" ( nome ricevuto dagli avversari del Dolo dopo una ns remuntada a causa delle misure ristrette del campo)  di san alvise vera fucina di campioncini e di veri campioni i Paolo Poggi i Tommaso Rocchi solo per citarne due... un pomeriggio di Aprile grazie al tam tam dei social delle telefonate ....onestamente una reunion basata solo sugli amici degli amici non poteva funzionare ma l'insistenza di Pink era all'uccinante ... invece si presentano un bel numero di ex giocatori ...... ma arrivano pance ...stempiature ..... tutta la collezione dottor Dr.GIBAUD ...... ma onestamente alche qualche bel Over integro pronto a sfidare i vecchi compagni o alcuni degli odiatissimi nemici...da dentro il campo eravamo gli stessi da fuori no .... 

la cosa bellissima che in realtà ci conoscevamo tutti o per aver giocato assieme o per mille battaglie da avversari.... con alcuni di loro da giovani era facile arrivare al tafferuglio verbale e altri anche quello fisico.... personalmente alcuni dei miei "nemici" oggi sono dei fantastici fratelli

la cosa mi e ci prende la mano ...vedo il potenziale di questo gruppo ..... e supportato e soprattutto SOPPORTATO da un gruppo chiamato " il direttivo" pianifichiamo il sogno ..... giocare a calcio ..... o a qualcosa di simile.... mangiare e bere a fine gara..... unire le famiglie ..... aiutare prima gli amici in difficoltà e poi aiutare gli amici di amici

diventa praticamente un secondo lavoro........ per 10 di noi ..... una fantastica abitudine per altri 40 .... una fantastica oppurtinità per tutti gli altri 

anche se non sembra amo stare nelle retrovie ..... lascio ad altri l'incombenza di essere leader .. anzi credo che il mio comportamento sia il giusto compromesso tra il BARI che è in me e la mia anima tenebrosa BARELLIK .. mi chiamano il Presidente .... ma io sono solo Lele

PARTIAMO da una serie di REUNION perché ogni partita potrebbe essere l'ultima ma lla fine arriviamo ad organizzarne 14 .... riuscendo a condividere questa gioia con oltre 100 amici ... 


organizziamo terzi tempi più simili a sagre che a qualche amico che si ritrova per una pizza

CHI E' LA VECCHIA OSSA PERFETTA:

*uomo

*giocatore di calcio

*comprovata partecipazione al camionato isolare

* età tra i nati dal '68 al '78

*voglia si stare in compagnia

*astenersi astemi

fino a qui tutto perfetto .... diventiamo il gruppo over più famoso di venezia ... abbiamo perfino una collezione di vestiario loggato e con i ricavati accogliamo in famiglia MITICO BOSAGLIA

Riusciamo a partecipare a diverse manifestazioni di beneficienza e in alcuni casi siamo attivi nell'organizzazione .... ci sentiamo bene in questo ruolo....giocare ancora assieme ... unire le famiglie e fare del bene agli altri...

poi l'errore più grande .... il mio errore più grande ... sfruttare questa immensa energia ... questa gioia e voglia di fare anche in un progetto agonistico .... per un niente non si apre una asd e si acquisiscono i diritti di una scuola calcio ..... per tornare al calcio con i tre punti in palio

per un paio di anni la cosa funziona ma alla fine sarà la causa oltre all'età alla fine di questo meraviglioso sogno

facendo un bilancio non si può che essere molto soddisfatti, da una telefonata siamo arrivati a recuperare tra gli amici diverse migliaia di euro per aiutare altri amici .... alcuni di noi si sono di nuovo innamorati del calcio .... sono nate grandi amicizie altre si sono saldate per sempre ....ma un pizzico di rammarico resta ... non essere riuscito a passare ad altri lo spirito delle VECCHIE OSSA CALCIO VENEXIA ..... ora il progetto è in stand by ..... ma nella vita ci sono sempre speciali ritorni  e nuove fantastiche avventure


STORIE LEGGENDE RICORDI 

non mie ma dei fantastici compagni

18 ottobre 2012
Tra un'ora torno ad allenarmi a 11 all'aperto a 11 dopo 7 anni. Non sono emozionato...go soeo un problema...cossa me metto ?? ;-)
Non calcavano quel campetto di periferia da trent'anni. Hanno deciso di farlo di nuovo per celebrare non solo la giovinezza e la spensieratezza di quel periodo, i mitici anni 70-80, ma anche per la curiosità e la voglia di riscoprirsi sempre uguali malgrado un po' di pancetta in più, qualche capello in meno e una carta d'identità che non tradisce mai.
Da una parte maglie bianche, dall'altra blu. Niente nomi e numeri sulle maglie, i ruoli, quelli di una volta non si scordano mai e nemmeno i fondamentali. I primo sfottò, iniziano fin dallo spogliatoio, diventato magicamente così piccolo e stretto rispetto a quando si calzavano scarpe da calcio numero 35-36 e taglie 40-42. Quella della Psg (Polisportiva San Girolamo) vogliono sfatare quel tabù che da piccoli li vedeva sempre soccombere contro i colori bianco verdi dell'Alvisiana. Dall'altra parte, però, stavolta, c'è una formazione ribattezzata Resto del Mondo che accomuna i colori dei giovani che infiammavano il campo di Sant'Alvise a quelli neroazzurri della Muranese.
Un po' di torello in mezzo al campo, qualche punizione per scaldare le mani e i guantoni dei portieri (incredibilmente ancora molto elastici tra i pali) e palla al centro, si gioca. Sembra quasi di rivedere un film già visto di cui danno la replica dopo trent'anni. Sul campo ruoli e posizioni si disegnano da soli di nuovo senza l'aiuto del mister dalla panchina. Questi sono ragazzi che sono nati giocando a pallone tra calli e campielli. Ragazzi abituati a saperlo trattare quell'affare rotondo che un tempo si chiamava Tango ed era una sorta di compagno di giochi inseparabile. Triangoli, stop, sovrapposizioni, dribbling, assist: c'è un po' di tutto nel repertorio di questi giovani di un tempo, oggi uomini e padri di famiglia. E anche i piccoli campioni, i figli dei talenti degli anni 70-80, da fuori ammirano e si divertono.
Nella piccola tribuna del campo di sant'Alvise si radunano una ventina di persone: sono amici, ma dall'occhio fine e vedono che al di là della rete c'è gente che di calcio ne ha mangiato, e parecchio. Applaudono, si divertono, sfottono un po', ma alla fine apprezzano e diventano parte della festa. In campo non c'è arbitro, ma ci sono falli, piccoli, d'esperienza e un po' figli della vecchiaia e della forma fisica non più da teenager. C'è chi si stira, chi si azzoppa, niente di grave, per fortuna. Di gol se ne vedono, più da una parte che dall'altra. Ma, alla fine, quello che contava non era il risultato ma esserci, abbracciarsi, ridere, rivedersi e riscoprirsi ancora amici, come un tempo, come trent'anni fa.
Il sole tramonta, sul campo di sant'Alvise si abbassa l'oscurità. Il giorno dopo altri ragazzi, come quelli di un tempo, giocheranno su quel campo oggi in sintetico, un tempo d'erba spelacchiata ma che all'inizio della stagione sembra meglio di Wembley, e coltiveranno i loro sogni. Gli stessi che questi giovani di un tempo hanno saputo rivivere grazie ad un'idea diventata realtà grazie alla passione, alla tecnologia e all'amore per il gioco del calcio, quello vero.

5 marzo 2014

Pare che il 16 settembre (ore 10 Camp Nou S. Alvise) ci sia una nuova partita delle Vecchie Ossa...pare ti abbiano convocato...
"Why you?" chiedevano i foresti dal vaporetto dell'arte, "Parché ti?" controcantavano i nostrani strucai sull'uno.
Eh già...perché anca buranei alla partita delle Vecchie Ossa? Eccovi accontentati.
Siamo nel pieno degli anni '80 e il vostro saltellava sul finto parquet della Laetitia. A fine stagione il coach, nientepopòdimeno che Francesco 'Frank' Vitucci, se ne andò alla Reyer portandosi dietro i pezzi pregiati. Chiaramente rimasi escluso dalla scelta e ne fui felice...era giunta la mia occasione...in testa infatti, oltre ad una riga in mezzo tagliata con l'accetta, avevo solo il calcio.
Grazie all'intermediazione di Piero 'Pepo' De Rossi giunsi nelle file del Sant'Elena. Gli allenamenti si svolgevano al Lido, alle Terre Perse per la precisione. E così, tredicenne, partivo con Pepo per un viaggio degno di Ulisse...ruga do pozzi (cannaregio alto) - San Zaccaria - vaporetto fino al Lido - pullman fino alle Terre Perse. Il Lido lo conoscevo per via della spiaggia, non pensavo esistesse anche d'inverno...ancora prima di iniziare avevo già imparato qualcosa.
E quindi si partiva...sole vento pioggia neve...borsa in spalla e bareta fracada.
Mi sentivo come un pioniere dell'ottocento, in giro con la diligenza a caccia di pepite d'oro. Mi immedesimavo anche nella vita di un tipico self made man...iniziò vendendo fiammiferi all'angolo delle strade poi, privandosi del cibo, mise via due soldi che investì, seguendo quanto appreso studiando di notte e nei giorni di festa, nel brevetto del tappo di sughero, diventando ben presto milionario. Ero sicuro, anche la mia storia sarebbe stata così: sarei diventato un campione.
Già fantasticavo future biografie pronte a dipingermi come un giovane ostinato che, ancora giovanissimo, affrontava un viaggio impossibile e mille peripezie pur di andare ad allenarsi. E magari, come si fa in questi casi, il biografo avrebbe potuto ritoccare qui e là gli avvenimenti inserendo, che so, un mercoledì di buriana. Già...un mercoledì (tipico giorno d'allenamento) come tanti altri...all'improvviso si scatena il finimondo...tempesta è dir poco...l'autobus che si ribalta...morti e feriti...luci e sirene...pompieri, polizia e ambulanze...ancora pioggia e vento, tanto vento...grida d'aiuto e fuoco, fisso fuoco. E dal fumo emerge il vostro, annerito in volto e con gli abiti laceri, qualche escoriazione alle gambe e un taglio profondo sul sopraciglio: sangue a secchi. Ha lo sguardo fiero però, e la borsa saldamente in spalla. Con un cenno degno di un papa ferma-conforta-e-allontana l'infermiere che lo vuol medicare e si incammina, stringendo i denti per il dolore, verso il campo di allenamento. Lì non trova i compagni, sono rimasti a casa intimoriti dal cataclisma, c'è solo il mister e il Berta [per questa storia l'ho rubato ai legittimi proprietari]. Si guardano, il vostro e il mister, non dicono una parola, poi il vostro si cambia e mentre grandina, nevica e due trombe d'aria bisticciano tra loro, inizia gli esercizi di riscaldamento come se niente fosse. E come se niente fosse il mister, braccia conserte e sigaretta in bocca, lo fissa da bordo campo con la sua imperscrutabile severità. Ma il vostro sa che il mister, assieme al sottoscritto e a voi che state leggendo, si sta commuovendo davanti a tanta dedizione.
In realtà non ci fu spazio per tanto eroismo, la squadra era belleppronta e io entrai nel novero degli 'a disposizione'. In panchina, tuttavia, eravamo solo in tre: c'era speranza di giocare. Uno veniva di rado, l'avevo fatto partecipe dei miei dubbi: "Che senso ha venire fin qui, col gelo che ti spacca le ossa, se poi non si gioca?". Un mese di questo motivetto portò i suoi frutti, non lo vedemmo più. Eliminato il primo, mi lavorai l'altro co-panchinaro con lo scopo, però, di trattenerlo. Per come la vedo io, gli dissi un giorno, il Signore ti ha fatto il dono e sarebbe un delitto sprecarlo. Che dono? chiese lui incuriosito. Be', l'accontentai, la tua stazza virile, imponente, in grado tuttavia di esprimersi in movenze flessuose, leggiadre, estatiche. L'occhio poi...il guizzo rapace dei tuoi occhi a cui non sfugge nemmeno uno svolazzante granello di polvere. Per non dire dei tuoi addominali, quantomeno promettenti...o delle tue mani, la versione umana delle 'ventose a disco con supporto vulcanizzato': non ci sono dubbi...sei nato per giocare in porta. Detto fatto e anche la panchina era a posto, con un dignitoso secondo portiere e con il vostro in qualità di jolly, pronto a subentrare lì dove ce ne fosse stato bisogno...in un certo senso avevamo la panchina lunga.
Non potendo permettermi di stipendiare delle comparse che gridassero dalla tribuna "Meti buranei" per tutta la partita, mi affidai alla magia nera. Escogitai la formula 'rompiti, rompiti, rompiti' che ripetevo ossessivamente (ma sottovoce) fin dal fischio di inizio. Un lavoro sfibrante, non c'è che dire, ma non privo di soddisfazioni. E infatti, quasi puntualmente, un lacerante 'Ahhhh' squarciava il cielo a testimoniare che il sortilegio aveva avuto effetto.
Ho potuto così cimentarmi in tutti i ruoli e, grazie ai trascorsi dei miei compagni, ho potuto apprendere, de soravia, l'arte del nunchaku nonché acquisire una certa abilità nell'estrarre un coltello a scatto. Alla fine mi specializzai nel ruolo del centrocampista, ruolo a cui sono rimasto così legato che lo rivesto tutt'oggi...unico centrocampista della storia del calcetto.
Cosa ricordo? Momenti di gloria?
Sant'Elena - Pellestrina, vento e piova, pugni e peae...una partita come tante. Palla alta sulla tre quarti di destra (eccomi)...stop di petto e palla a terra (routine)...con l'esterno aggiusto la posizione della sfera (perfezionista)....alzo la testa e vedo la punta scattare in area (falco), calcolo- miro -calibro e lanc...troppo tempo...un attimo prima di calciare il difensore mi porta via la palla, lasciandomi impietrito come una statua greca (coi brassi però).
Ricordo poi un match contro il Sacca Fisola. Nello spogliatoio il mister mi consegna la maglia...io tiro ad indovinare: "Mi toccherà il quattordici o il quindici 'sta settimana?"...e mi fa: "Oggi giochi titolare, stai a centrocampo, tieni l'otto". Dalla gioia quasi svengo, mi guardo intorno e conto...non siamo solo in undici!...nessuno poi è in castigo per un allenamento saltato...dunque qualcun altro starà in panchina al posto mio!...quindi si tratta di scelta tecnica, sono titolare per SCELTA TECNICA! Non sto più nella pelle e anche i compagni si uniscono ai festeggiamenti incoraggiandomi con il loro "Ara che se ti sbagli te copemo". Ma il destino è tiranno, mi guardo in borsa e, AHHHH!!!!, mi sono scordato le scarpe a casa. Chiedo ai compagni, agli avversari, agli spettatori, ai passanti, ai turisti, ma niente, non si trova un dannatissimo paio di scarpe, nemmeno un 35 o un 56, nemmeno delle Rontani di tela, niente di niente.
Sconsolato mi accomodo fuori, crocefiggendomi alla rete perimetrale. Dopo qualche minuto arriva mio padre: "Già espulso?" mi chiede stupito...e io mi commuovo perché mi aveva pensato titolare.
L'ultima cosa che mi piace ricordare è la vittoria contro l'Alvisiana, il dream team del calcio giovanile. Battere l'Alvisiana non era un'impresa da tutti, a Sant'Alvise poi! Si tratta di quei rari casi in cui la storia è più magica della leggenda, una vicenda, insomma, degna di Sfide, con tanto di interviste e filmati d'epoca...ma lascio al Bari il piacere di raccontarvela.
L'anno dopo il Sant'Elena cambiò nome diventando il Serenissima. Da quel che so il cambio del nome fu una mossa per seminarmi, per liberarsi di me. Probabilmente la foto che ritraeva, in primo piano, il mediano dolorante a terra con una frattura scomposta in bella mostra e, sullo sfondo, il vostro che esultava come un tarantolato, aveva in qualche modo insospettito la dirigenza, da sempre a caccia di spie del Canossa e di infiltrati della Muranese.
Così si concluse la mia esperienza calcistica. Ritornai a giocare a basket, a Murano. Il Cuore della Reyer scrisse che ero una promessa...chiaramente non la mantenni.....

26 FEBBRAIO 2014

campi...ognuno aveva il suo...il piacevole mescolarsi di fango, terra e umidità degli spogliatoi... ....eppure per noi erano i campi veri, quelli con la C maiuscola...Quello di San Girolamo con i muri a filo delle linee...dei Bacini con l'eterna passerella...del Sacca che tirava più vento che in punta al faro...di San Piero con la sabbia lungo i bordi...di sant'alvise con la scaletta per i palloni in secca e quando si andava a murano o burano era come giocare a san siro : ERBA !!! ...erba, questa sconosciuta su tutti gli altri campi......e noi sognavamo...sognavamo di assomigliare ai veri calciatori che vedevamo in Tv al massimo dieci minuti la domenica sera e per l'intera partita il mercoledì di coppa e di loro però sapevamo tutto compreso il tabellino dell'album panini......sognavamo di assomigliavi, non pensavamo di esser loro......giocavamo nelle e per le nostre squadre, più o meno forti che fossero, e non per satelliti di Milan Inter o Juve o cos'altro......e ci divertivamo...azzo se ci divertivamo...Gli esordienti o i giovanissimi di oggi, che giocano su campi sintetici, con mute di moderna concezione e scarpette di carbonio...tra trent'anni... avranno il sapore di questi ricordi...?...scusate...momenti di nostalgia...alla soglia dei 40 ci possono stare..... 

12 FEBBRAIO 2014

Oggi è' domenica, c'è' la partita, giochiamo fuori casa, a Burano. Burano e' sempre stato un campo 'difficile' e quest' anno hanno anche un' ottima squadra; in classifica siamo avanti di qualche punto rispetto a loro e stiamo inseguendo il Nettuno che ha un ruolino di marcia inarrestabile. Se vogliamo arrivare fino in fondo bisogna portar via i 2 punti oggi. Ho dormito poco, come mi capita spesso prima della partita, ieri sera inoltre sono stato alla festa di compleanno della migliore amica di mia 'morosa' e suo fratello mi ha fatto degustare le riserve di whisky di suo padre...insomma non mi sento proprio in perfetta forma. Oltretutto piove a dirotto e tira un vento gelido; dopo aver salutato i miei mi dirigo alle fondamente nuove dove c'è' l' appuntamento con la squadra; eccoli la i miei compagni, stanno già' ridendo e scherzando come sempre; sono fiero di far parte di questo gruppo, ognuno di noi si è' ritagliato il suo spazio e pregi e difetti di ognuno ( non solo calcistici) si sono amalgamati fino a formare una vera squadra. Il campo e' bellissimo, nonostante la pioggia incessante non c'è' una pozzanghera, tutto il rettangolo e' ricoperto d' erba tranne forse l' area piccola del portiere e il dischetto del rigore. Il mister ci consegna le maglie,non ci sono sorprese, mi arriva il 5. Nello spogliatoio si diffonde quell' odore di olio canforato che tante volte ci ha risparmiato contratture e stiramenti, il mister da gli ultimi consigli prima di fare un po' di riscaldamento. Tutti dentro, c'è' l' appello, solite raccomandazioni del direttore di gara, fuori tutti si comincia. Prime schermaglie per capire come si posizionano gli avversari, l' allenatore mi indica con due mani il numero 9, quello è' il mio uomo; lo studio un po' per capire che tipo di marcatura cucirli addosso, il nostro 'libero' e' bravo a tenere la squadra alta quindi posso azzardare qualche anticipo quando la palla gli arriva sui piedi; quando provano a lanciarlo sulla corsa arrivo sempre prima io, se siamo spalla a spalla affondo il tackle che con questo campo mi esalta. La partita e' bella, corretta, con tanti ribaltamenti. Siamo quasi al novantesimo, abbiamo la palla noi, il centro mediano allarga il gioco sulla sinistra dove l' ala chiude un triangolo con il terzino andando verso il fondo campo, arriva ad impattare il pallone in maniera perfetta crossando giusto al centro dell' area di rigore. Loro hanno due difensori centrali che non sembrano proprio dei sedicenni, sono alti, robusti e dall' aspetto non proprio amichevole; la palla però' scende proprio in mezzo a loro e il nostro bomber si inserisce con un tempismo perfetto incornando la palla e mandandola ad infilarsi sotto la traversa. GOL. 1 a 0. Teniamo duro i pochi minuti che mancano alla fine poi l' arbitro fischia. Finita. Abbiamo vinto. Per gli amanti delle statistiche il bomber si chiamava Alessandro Vidal, al secolo BAETA. 

29 GENNAIO 2014

All'odore di quell'erba bagnata, non ci ero più abituato.Quel campo che quando ero piccolino giocavano solo le squadre dei "grandi" e noi dovevamo accontentarci del campetto di fianco , di terriccio e piccoli ciuffi d'erba sui lati. Ogni tanto, durante le mie partite su quel "campazzo", guardavo oltre la rete, e osservavo quell'erba che a me sembrava perfetta. Non ho mai giocato su quel campo! Lo ammiravo quando ci passavo attorno per entrare negli spogliatoi dall'altra parte. Certo! Di campi ne ho visti a centinaia e migliori di quello, ma.... Quello mi mancava! Oggi... 2 dicembre 2012,sono entrato lentamente,con le mie scarpette da calcio che non mettevo da quasi 10 anni.... Un passo,due passi,tre,quattro, otto, dieci... il terreno è soffice, morbidissimo, le "vecchie ossa"stanno facendo un torello li nel mezzo e si divertono, li sento ridere,qualcuno ride per allentare anche la sua tensione. Tensione.... si tensione,anche a 40anni per una kermesse di beneficenza, qualcuno la sta vivendo dentro di se come se fosse la finale del campionato del mondo, ed io li ammiro da lontano facendo il giro largo. Prendo un pallone e comincio ad accarezzarlo andando verso la porta, forse qualcuno mi sta guardando,o forse è quello che io vorrei .Mi metto li, tutto solo e guardo quel campo che ho sempre ammirato mentre ero dall'altra parte della rete.... Chissà quell'aria di rigore quante ne ha viste!? E i pali di quella porta,se potessero parlare,cosa direbbero!? Mi allontano,lascio a chi deve giocare la possibilità di scaldare i veri portieri. Mi siedo in panchina mentre i nostri 11 giocatori si formano in mezzo al campo, siamo pronti.... Si inizia! No, io non ho giocato, scelta mia,ho preferito guardare (o forse guidare) quei "ragazzi terribili" che nemmeno 20anni fa qualsiasi squadra avrebbe fatto firme false per poterli farli giocare tutti assieme. Sinceramente, non mi è fregato un cazzo di giocare, io ero forse il più felice di tutti. Queste sono le vecchie ossa, io oggi ero il loro "coach", da oggi cari "veri" allenatori potete anche invidiarmi.... ! Ops dimenticavo, quell'odore di erba bagnata, non lo dimenticherò mai più !...... 

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