amici fratelli compagni
"ESSERE NELLA MENTE DI UN PORTIERE SENZA MENTE"
Lascio la penna a dei grandi amici fratelli compagni di sventura
Il capitano PINK

Il fratello maschio che non ho avuto. La persona, dentro e
fuori del campo di calcio, su cui puoi contare, sempre. Mai domo, graffiante,
elettrico, la sua, tra i pali, non è mai una partita ma una danza. Una sfida
con se stesso, ripetuta, insistita. Quando sai che c'è Barellik alle tue spalle
e l'attaccante riesce a batterti sul tempo, con un dribbling, un colpo di
testa, sai che hai una seconda possibilità, una barriera naturale che si chiama
Daniele.
Il nostro è un rapporto iniziato da ragazzini. Costruito sulla terra, il fango,
il freddo, la pioggia, la rabbia, la grinta e il sano divertimento di giocare a
pallone. E' proseguito quando da ragazzini stavamo diventando uomini. Con un
po' di storie personali cambiate sulle spalle. Per mio padre era un secondo
figlio. Era famiglia. Quasi ci fosse un patto di sangue ad unire me, lui e
papà. E poi ho ritrovato il Barellik uomo, padre. Quello che si rimette in
discussione a 40 anni. Io e Barellik, un po' come Zoff e Gentile, come Buffon e
Chiellini. Vola, Lele, in porta e nella vita. E insegna a volare anche ai due
baby campioni che stai crescendo. E che saranno la tua linfa vitale quando sul
campo non ci potremo più andare.
Tuo, Cap.

Capitan futuro
Venezia, campo dei Gesuiti, novembre 2048
Nonno, è vero che conosci Lele Barellik?
Orpo sì figliolo, che diamine.
Raccontami qualcosa
Lo conobbi in anni non sospetti...quando era solo 'Lele' insomma. Si andava a scuola la mattina, in Cheba al pomeriggio. Giocavamo coi Big Jim, i Lego e i Playmobil. Un ragazzo normale, insomma, patito di Subbuteo e statistiche. Quando però si trattava di giocare a calcio, toh!, voleva stare in porta. Una bella stravaganza questa, tutti volevamo fare l'attaccante o il fantasista, qualcuno accettava di stare in difesa, ma in porta proprio nessuno ci voleva andare. Tra l'altro la regola non scritta era che in porta ci finiva il più scarso o il più piccolo. Il maschio alfa giocava dalla metà campo in su, tutti gli altri comparse. Quindi faceva strano che sto ragazzo di carattere e con le idee ben chiare si ostinasse a piazzarsi tra i pali.
Ma nonno, non ha proprio mai giocato fuori?
Qualche occasione ci sarà pur stata...ricordo addirittura qualche eccentrica rovesciata, di quelle che, grazie ai dolori del giorno dopo, ti fanno scoprire muscoli di cui non sospettavi nemmeno l'esistenza. Tuttavia non credo abbia rinunciato alla carriera da attaccante per paura di farsi male, visto che come portiere si è fatto le ossa tuffandosi sul cemento dei nostri amati patronati!
Comunque, mi par di capire, preferiva giocare da portiere.
Eh già, cosa vuoi che ti dica, era nato per quel ruolo. Gli calzava a pennello, e non credo gli piacesse solo per potersi sputare sui guanti prima del fischio d'inizio. Così a poco a poco, a forza di collezionare parate ed ematomi nei patronati di Venezia, nei campielli sotto casa e nei campi da 11 (all'epoca in granito), ben presto divenne 'Barellik'. E tutti a contenderselo, tutti lo volevano in squadra perché in quel ruolo non aveva eguali, e rappresentava un tassello indispensabile per portare a casa il risultato.
E, nonno, quel 'Barellik' da dove salta fuori?
Pare per via del suo stile di gioco, molto simile a quello di un portiere di nome Garella, famoso perché parava più coi piedi che con le mani...d'altronde l'importante è non farla entrare, no? Ma è solo una supposizione, c'è sempre qualcosa che sfugge quando si tenta di interpretare un soprannome.
Un po' come te che ti chiamavano 'Testa' ma non perché fossi particolarmente intelligente?
Appunto.
Un'ultima domanda nonno, sul web non ho trovato la data del suo addio al calcio.
Addio!? Ma se gioca con la rappresentativa dell'AUSER di Mogliano!!
Uaoo!
Già, e dicono che sia in corsa per il Premio Cocoon, il pallone d'oro della terza età! che tutti noi, ovviamente, gli auguriamo di vincere!!
by MInchiel

Da un amico .... Da un gk
Lele tu sei un fenomeno... come persona e come portiere.
Io sono stato un umile manovale dei pali, tu eri e continui a essere un gran portiere.
E il fatto che a 45 anni riesci a essere decisivo (con le parate, con la presenza, con l'esempio) ne è la conferma.
Io in questi anni di stop ho (forse) imparato a non guardare alle chance buttate (sicuramente più numerose le tue delle mie) ... doveva andare così...
Ma in fin dei conti quale differenza c'è tra una parata decisiva al torneo di Treviso e una parata decisiva in serie a? Forse nessuna perché per noi portieri la cosa che conta è essere importanti per la squadra indipendentemente dal fatto che intorno ci siano due persone o 30.000 spettatori.
Per questo noi portieri siamo unici. Per questo Lele Barellik è unico.Alla fine si sono invertiti i ruoli. Adesso sono io che rivivo le emozioni del campo con i tuoi post.
I video delle tue parate sono meravigliosi.
Li guardo e rivivo quelle sensazioni uniche del "volo" che solo noi conosciamo.
Sensazioni che durano un secondo perché poi mi dico "Lele l'ha parata, mi gavaria ciapà gol, sicuro" ...
Ti xe un grande...
Magari un giorno ci becchiamo davanti a uno spritz e ci raccontiamo 40 anni di calcio...

Da un compagno
Allora guarda io ("senza offesa") su molti aspetti in campo mi sento te senza però tutta l'esperienza degli anni di gioco che tu a confronto con me hai la gente ti ascolta perché come piace a me sai prendere le persone ed in campo quando serve tiri quel benedetto urlo che sveglia anche il prete
Insomma esperienza e doti relazionali fanno di te un fenomeno dentro e fuori dal campo
Il senza offesa è perché tu non puoi essere paragonato a me siccome un mona come me ne ha di cose da fare prima di essere te ma io posso anche provarci a farlo poi sarà il tempo a dirlo
In ogni caso rimani un FENOMENO
Probabilmente avessi avuto anche io più testa o magari una persona come te che mi avesse ben consigliato forse non avrei buttato via le chance che mi si sono presentate

Capitan Barellik
Parlare di Daniele è molto semplice. Ho conosciuto il "capitano" durante la stagione 2015-16 a Treviso quando giocavo nel Mestre City. Durante la seconda giornata del campionato, il mio Mestre si scontrava con il suo River Sile, perdemmo 1-0 ma molto di quella sconfitta fu "colpa" sua e delle sue parate. Addirittura un mio palo con Lele fermo fece da contorno a quella sconfitta. La nostra conoscenza si sviluppò durante tutto quel campionato con lui a fare da baluardo alla sua difesa e io a guardarlo da fuori dirigere la squadra con le sue grida. Sembrava fosse una cosa che dovesse terminare lì nel rispetto reciproco. E invece. Invece succede che qualcosa nell'estate cambia. Il presidente del Mestre City mi affida la panchina e passo dal campo alla panchina e mi viene fatto il "regalo" di acquistare subito la certezza Bari in porta. Un Mestre City con un portiere stabile tra i pali quando l'anno prima ne avevamo cambiati addirittura 4. La stima e la complicità nascono subito. Mi viene praticamente spontaneo durante il primo allenamento dirgli "Lele, sarai il nostro capitano!". La cosa forse un po' lo stupisce e lo inorgoglisce. Non sbaglierò la scelta. Un giocatore che grida e sa farsi ascoltare, rispetta e consiglia tutti, non si permette mai di contraddirmi e se doveva dirmi qualcosa lo faceva sempre nei giusti modi e tempi. Ricorderò sempre l'episodio quando in una partita che vincevamo di un gol, all'Ultimo minuto arriva una punizione per gli avversari dal limite. Quando dispose la barriera e decise di lasciare un uomo libero praticamente dentro l'area rimanemmo tutti stupiti e contrariati ma il suo "decido io e se prendo gol me ne prendo le colpe" mi convinse e lo lasciai fare. Successe come previsto da tutti ma Lele riuscì a parare il tiro da non più di 8 metri e a deviare il pallone in corner facendoci vincere la partita. Fu un bel campionato (nei primi posti fino a Natale) fino al periodo nero che ci fece scivolare dalle prime posizioni. Per quanto il campionato poi non finì bene (detti le dimissioni a Marzo), lui restò stabile alla guida della squadra fino a fine anno. Il Mestre City si sciolse di lì a poco ma l'amicizia tra me e Lele restò più che salda che mai. Addirittura l'anno scorso fui io a proporlo come nominativo per il premio Trivengas (dedicato a chi si impegna nelle piccole realtà per promuovere lo sport). Tuttora ci sentiamo spesso al telefono per fare due parole e ricordare la bella esperienza assieme. Che dire Lele. Grazie della tua amicizia e ti auguro di restare più a lungo possibile in questo mondo. Il chiodo ormai sta attendendo i guanti. Ma forse possono ancora aspettare un po'. Quello che è sicuro è che la tua esperienza non deve essere sprecata e deve essere condivisa con tutti gli amanti del gioco più bello del mondo.
Marco Bellinato

L'INIZIO
L'insistenza degli amici e il richiamo del campo era troppo forte per rinunciare: ok vengo, a che ora e dove? ..........tutto cominciò così.........
Era la classica serata di fine estate, l'umidità si faceva sentire, la tensione anche, non mettevo le scarpe da calcio da tanto tempo, troppo.
Arrivo, mi cambio, il solito rituale esco e mi presento ai compagni di squadra, quasi tutti sconosciuti, le solite battute, le solite prese in giro sull'età che avanza, etc. etc.
Mi guardo intorno e cerco un po' di concentrazione, mentre un dettaglio nella testa mi rimane dentro ma non riesco a decodificare, non riesco ad afferrarlo............guardo il campo in lontananza appoggiato alla rete e una nuvola di fumo mi colpisce. Mi illumino: ecco cosa mi stava ronzando in testa.........mi giro e lui è la...il famoso Barellik:
Guantoni incastrati sui pantaloni rigorosamente lunghi, sguardo perso nel vuoto e mano che ritmicamente porta alla bocca per aspirare la sigaretta elettronica.
"Ah............e questo saria el portiere nostro", penso, "ma keafiga dove so capità?!".
Comincia la partita e dopo poco si sfiora la tragedia verbale; alla quarta punizione da centrocampo dove ne continua a chiamare 3/4 in barriera, io da primo uomo mi giro e gli dico: "ma come 4? Xe a centrocampo, per segnare da là bisogna che te mori sul colpo par ciapare gol!" Apriti o cielo......la sua risposta in puro veneziano che per un Padovano come me era come sentire la voce dell'esorcista......:
"Oiiiiii ma che caxxo ti vol? So mi el portier....no esiste ke ti me disi ti quanti cassi de omeni go da metter in barriera...te sboro"
Da lì in poi per tutti e due fu amore a prima vista,
......sì perché quando parli la stessa lingua calcistica......non hai bisogno di niente...solo di un'occhiata d'intesa, di uno sguardo che ti dice:
"fratello io sono qui, adesso andiamo e spacchiamo il culo a tutti!!"
The dream of Padua......Dedur!!